È grazie ai greci che ancora oggi chiamiamo «mistero» ciò che non si può dire, «ateo» chi vive non credendo in Dio e «terapia» il prendersi cura di sé. Ma anche «eros», «psiche», «filosofia», «poesia», «musica», «teatro», «politica», «democrazia», «economia» sono parole che da secoli utilizziamo ogni giorno per esprimere amore, rabbia, o argomentare il nostro dissenso, e lo sono allo stesso modo parole cruciali dalla modernità come «nostalgia» e «utopia». È infatti al greco antico che ricorriamo quando dobbiamo dare un nome alla realtà che ci circonda. In un percorso a ritroso, grazie alla profonda conoscenza del mito e della cultura ellenica, Giorgio Ieranò accompagna il lettore alla scoperta di questo patrimonio linguistico e letterario di incomparabile ricchezza, e offre gli strumenti per capire come termini di cui talvolta ignoriamo il vero significato abbiano avuto una storia spesso avventurosa, che li ha portati ad assumere valori nel tempo nuovi e rivoluzionari, tracciando così nei secoli la geografia della nostra identità più profonda.