Si dice: ho le mie cose, sono indisposta, ho il marchese... il marchese? In "quei giorni" mia madre mi vietava il bagno e non preparava la maionese: sarebbe impazzita! Come pure non toccava i fiori: sarebbero appassiti. Oggi per molte donne le innominabili mestruazioni sono una scocciatura, se non un'imbarazzante vergogna. Gli uomini, poi, spesso non ne vogliono nemmeno sentir parlare: che schifo! Se il sangue mestruale provenisse – non so – da un braccio, forse non sarebbe coperto da censure. Ma quel sangue proviene da dove ha origine la vita. E lì, in quel punto, attorno al sesso femminile, si è scatenata una battaglia esilarante e tragica. Scienza e religione si sono affrontate nei secoli con dogmi strampalati e teorie scientifiche fantasiose; fino al 1875 quando, finalmente, hanno cominciato a capirci qualcosa.
Ma resta ancora molto da scoprire… perché il tabù è, ancora oggi, così forte nell'immaginario collettivo da riuscire a influenzare leggi, discriminazioni, forme di violenza, superstizione, etichetta, linguaggio e rappresentazione. Eppure è semplicemente sangue, così naturale che senza mestruazioni non ci sarebbero nemmeno i bambini, cioè noi. E allora perché in molte culture e per le tre religioni monoteiste (cattolica, ebraica e musulmana) il corpo mestruato della donna è un corpo impuro?
Non è mio compito approfondire ogni aspetto chimico-fisico e ginecologico del ciclo: questo non è un saggio scientifico sul fenomeno, ma il tentativo – con tono ironico e leggero attraversando storia, arti, costume e società – di toccare un tema serio e molto denso, di sgomberare il campo da superstizioni, false credenze mediche o religiose, rappresentazioni fantasiose, imbarazzi inutili.